Il taccuino di Sherlock Holmes by Arthur Conan Doyle

Il taccuino di Sherlock Holmes by Arthur Conan Doyle

autore:Arthur Conan Doyle [Doyle, Arthur Conan]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-05-03T14:06:31+00:00


7 - L’ENIGMA DI THOR BRIDGE

Da qualche parte, nei sotterranei della banca Cox & Co. di Charing Cross, è custodita una cassetta di metallo, ammaccata e logorata dall’uso col mio nome, John H. Watson, M.D. del disciolto Battaglione India, dipinto sul coperchio. È stipata di carte, quasi tutte resoconti di avventure che illustrano gli strani problemi con i quali Sherlock Holmes si è trovato alle prese. Alcuni, e non certo i meno interessanti, finirono con un totale fallimento e pertanto non vale la pena di narrarli dato che mancano della soluzione finale. Un problema irrisolto può interessare lo specialista, ma inevitabilmente annoierebbe il lettore casuale.

Fra questi racconti senza una fine c’è quello del signor James Phillimore il quale, rientrato in casa per prendere l’ombrello, svanì dalla faccia della terra. Non meno bizzarro è quello del cutter Alicia, che una bella mattina di primavera attraversò a vele spiegate un banco di nebbia dal quale non emerse mai più; né si ebbero più notizie dell’imbarcazione o del suo equipaggio. Un terzo caso degno di nota è quello di Isadora Persano, il famoso giornalista e duellante che fu trovato completamente impazzito davanti a una scatola di fiammiferi contenente uno stranissimo verme sconosciuto, a quanto pare, al mondo scientifico. A parte questi casi rimasti avvolti nel mistero, ve ne sono altri relativi ai segreti di famiglie private e che susciterebbero profondo sgomento in ambienti elevati al solo pensiero che potessero essere divulgati tramite la stampa.

Inutile dire che un tale abuso di fiducia è impensabile e questi resoconti saranno messi da parte e distrutti ora che il mio amico ha il tempo e l’energia di dedicarcisi. Rimangono pur sempre numerosi casi, di maggiore o minore interesse, che avrei potuto rendere noti già da tempo se non avessi temuto di rimpinzare troppo i lettori, danneggiando con tale eccesso la reputazione di un uomo che ammiro sopra ogni altro. In alcuni di quei casi fui coinvolto in prima persona e posso quindi parlarne come testimonio oculare; mentre in altri non ero presente, o lo fui in così trascurabile parte che essi possono essere narrati solo da una terza persona. Il racconto che segue è tratto dalla mia esperienza diretta.

Era una brutta mattina d’ottobre e, vestendomi, osservavo dalla finestra turbinare nel vento le ultime foglie del platano solitario che adorna il cortile sul retro della nostra casa. Scesi a colazione aspettandomi di trovare il mio amico depresso e di malumore poiché, come tutti i grandi artisti, risentiva profondamente dell’ambiente circostante. Lo trovai invece che aveva quasi finito di far colazione, di umore particolarmente gaio e gioioso, con quell’allegria un po’ sinistra, caratteristica dei suoi momenti più ameni.

«Ha un caso, Holmes?», osservai.

«La facoltà di deduzione è senza dubbio contagiosa, Watson», rispose. «Le ha permesso di scoprire il mio segreto. Sì, ho un caso. Dopo un mese di esistenza banale e stagnante, le ruote ricominciano a girare.»

«Posso saperne qualcosa anch’io?»

«C’è poco da saperne, ma potremo discuterne quando avrà finito le due uova sode che ci ha ammannito la nuova cuoca.



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